Lo Psichiatra americano Aaron T. Beck, partendo dalla Psicologia sperimentale e dagli studi sul comportamento di John B. Watson e Ivan P. Pavlov (Comportamentismo), nel 1960 avvia un nuovo tipo di terapia: la Terapia Cognitivo Comportamentale.
Aaron T. Beck era convinto che emozioni, pensieri e atteggiamenti siano profondamente connessi e influenzati dalla nostra percezione delle cose e degli eventi (modello cognitivo). Quindi una persona con pensieri "distorti" può provare emozioni fortemente negative che possono condizionare il suo comportamento.
Per esempio se una persona percepisce come pericoloso l'ascensore, salendoci proverà un senso di paura. Eppure non è direttamente l'ascensore a causare quella sensazione negativa, quanto piuttosto l'idea che la persona se ne è fatta e l'emozione che gli associa.
Questo pensiero influenza negativamente il comportamento e l'umore e, spesso, fa sì che il disagio venga mantenuto dal comportamento stesso.
Il comportamento che causa il malessere, o il disturbo, è stato "appreso" nel corso delle esperienze e quindi - come lo si è imparato - altrettanto lo si può dimenticare e imparare un comportamento nuovo.
È importante sottolineare che chi soffre di un disturbo non ha la sensazione di aver appreso un comportamento, perché l'"apprendimento" avviene automaticamente, senza passare dalla coscienza: è simile ad un riflesso automatico.
Per capire meglio questo meccanismo mentale di base facciamo un esempio: Giovanni ha appena trascorso 15 giorni di vacanza, durante i quali gli è successo di tutto: ha smarrito il bagaglio, ha preso l'influenza, non si è trovato bene con il resto della compagnia, l'albergo era sporco ed il cibo pessimo. È stata la peggiore vacanza della sua vita.
Al suo ritorno incontra Matteo e gli racconta tutto con dovizia di particolari.
Se Giovanni è stato convincente nel proprio racconto, avrà creato una "sensazione negativa" nel suo amico. Matteo, quindi, avrà collegato questa sensazione negativa al trascorrere le vacanze in quel luogo: se anche lui aveva intenzione di andarci, probabilmente ha cambiato idea.
L'apprendimento di cui parliamo è la parte emotiva, è, ad esempio, il rispondere con un'espressione di disgusto al solo pensiero di quella vacanza.
Sulla base di queste teorie, lo Psichiatra sperimentò alcune tecniche per riuscire a modificare:
Lavorando sui comportamenti e le convinzioni che sono alla base del malessere, si è visto che è possibile aiutare i pazienti a mettere in atto un cambiamento positivo, con effetti duraturi nel tempo. Questo perché è stato interrotto quel circolo vizioso che manteneva lo stato di disagio.
Il Terapeuta Cognitivo Comportamentale cerca, quindi, di capire e "isolare" i pensieri che accompagnano le emozioni negative della persona. Insieme a lei, sperimenta modi differenti e più funzionali per rispondere alle situazioni problematiche, applicando le tecniche che ritiene più opportune in base al paziente e al tipo di disturbo.
Il paziente – grazie alle indicazioni ed alle tecniche del Terapeuta – può modificare il suo tipo di pensiero, il contenuto e le emozioni associate che lo disturbano.
Trasformando la sua percezione delle cose – la sua esperienza emotiva e cognitiva – può gradualmente "ristrutturare" i propri comportamenti, quindi può "liberarsi" dal disturbo che lo affligge per ritornare a una vita più serena e positiva.
In quali casi viene impiegata la Terapia Cognitivo Comportamentale? Inizialmente veniva impiegata soprattutto nei casi di disturbi d'ansia e dell'umore, poi è stata applicata a una serie di disturbi prima difficilmente trattabili. Oggi la si utilizza anche nei casi di abuso di sostanze, anoressia, bulimia, disfunzioni sessuali, fobie, problemi nelle relazioni sociali o di coppia o per gestire fasi problematiche della propria vita.