Intervista pubblicata il 29 Giugno 2020.
L'intervista "Intervista al Dott. Roberto Pozzetti: la Psicoanalisi oggi e le problematiche trattate con successo" tratta di: Relazioni, Amore e Vita di Coppia, Disturbi d'Ansia e Psicoanalisi (Sigmund Freud).
Intervista scritta dal Dott. Roberto Pozzetti.
La Redazione di Psicocitta.it ha incontrato il Dott. Roberto Pozzetti, Psicologo, Psicoterapeuta e Psicoanalista lacaniano con esperienza pluriennale.
Abbiamo parlato con lui della moderna evoluzione della psicoanalisi e dell'aiuto che può fornire sui più diffusi disturbi psicologici e nelle difficoltà di relazione.
1 Buongiorno dott. Pozzetti.
Le persone quando immaginano lo psicoanalista pensano al lettino e all'interpretazione dei sogni: è ancora attuale questa idea?
La pratica della psicoanalisi contemporanea fa spesso a meno del lettino o del divano. Freud stesso scriveva che ricorreva al divano per motivi personali, in quanto non sopportava di venire guardato dai pazienti molte ore al giorno. Senza saperlo, Freud ha scoperto qualcosa di prezioso perché parlare dal divano, mentre l'analista sta seduto dietro di lui, mette in risalto la propria parola e cambia il rapporto soggettivo con lo sguardo.
Un'analisi si svolge parlando in quanto parola e linguaggio sono correlati con l'inconscio: l'inconscio è anzitutto strutturato come un linguaggio e il linguaggio è la condizione dell'inconscio. Un'analisi si svolge ascoltando la parola del paziente, sia quando questi sta sdraiato sul divano sia quando sta seduto sulla poltrona di fronte all'analista.
In effetti, il passaggio da una più generica domanda d'aiuto a un percorso psicoanalitico avviene a volte attraverso il racconto in seduta di sogni significativi ma anche con altre formazioni dell'inconscio come i lapsus o le dimenticanze. Si apre così un'altra scena, la scena dell'inconscio ovvero di un campo del linguaggio che sfugge alla nostra consapevolezza ma che orienta la nostra vita. Se lo si riesce a cogliere e a interpretare, anziché contrastarlo, l'inconscio si rivela il luogo del nostro desiderio più intimo e permette al paziente di emergere con la propria soggettività.
2 Al giorno d'oggi i disturbi d'ansia sono tra quelli più diffusi, qual è il contributo della Psicoanalisi nell'alleviare le sofferenze di queste persone?
La psicoanalisi è una pratica di cura, volta anzitutto a diminuire l'angoscia. Parlare in seduta, venire ascoltati dall'analista, ha solitamente l'effetto di attenuare l'ansia. Bisogna poi cogliere cosa l'ansia ci sta a indicare: è sicuramente un segnale di pericolo ma di quale pericolo si tratta? A volte, ansia e crisi di panico sono opportunità di cambiamento, per modificare uno stile di vita che ci angustia; me ne sono accorto nella mia ventennale pratica con questi casi. Se le sappiamo leggere, anche attraverso l'insegnamento della psicoanalisi, diventano un momento adatto a trasformare positivamente la nostra esistenza, in modo davvero poetico.
3 C'è chi dice che i rapporti di coppia oggi siano più problematici rispetto ad un tempo, lei cosa ne pensa?
Oggi è divenuta rara la figura della donna che centrava il proprio progetto di vita sullo sposarsi, il farsi una famiglia e l'avere dei figli; quando ho iniziato a ricevere pazienti, negli anni Novanta, era invece ancora abbastanza frequente.
Questa emancipazione femminile, non soltanto di tipo economico, è uno dei fattori che conducono più spesso a separazioni e divorzi. Solleva dei problemi anche per gli uomini, già messi in discussione a loro volta dall'epocale crisi della virilità e soprattutto del ruolo paterno. Nessun dubbio che sia stato un cambiamento foriero di opportunità. La complessità che ne deriva è infatti un'occasione di crescita della quale parliamo spesso in seduta.
4 Lei ha svolto un ampio percorso psicoanalitico e lo prosegue tuttora, soprattutto a Parigi. Perché è così importante una formazione costante per un clinico?
La prima esperienza per giungere a praticare come psicoanalista consiste nel riconoscere di soffrire a causa di sintomi, inibizioni oppure forme di angoscia. Questi disturbi vanno attenuati, anche se è umanamente impossibile eliminarli del tutto, recandosi con regolarità da un analista.
La seconda, quando si inizia a curare dei pazienti, sta nel parlarne nella riservatezza delle supervisioni, con un collega più esperto.
La terza sta nel confrontarsi con altri analisti in contesti collettivi come i convegni o i gruppi di studio, in una dimensione di aggiornamento permanente.
La formazione di un analista non è mai completa. Dunque, ho optato per proseguirla negli ultimi due anni a Parigi, da alcuni dei colleghi che hanno avuto la splendida opportunità di lavorare direttamente con il Dottor Lacan.
Quando ci si ritiene invece già formati, vi è l'elevato rischio di credere di dirigere bene una cura mentre si stanno compiendo errori gravi in quanto si viene ingannati dal proprio inconscio. È fondamentale avere la percezione di quale rischio vi sia nella pratica clinica e di quanto sia delicata la nostra posizione.
5 Sappiamo inoltre che ha tenuto diverse docenze e attualmente insegna Psicologia dinamica in una Università privata a Lugano. Oltre che per i discenti, reputa queste esperienze come formative anche per lei?
Insegnare discipline che implicano la propria pratica clinica e la propria esperienza umana, anziché soltanto astrazioni teoriche, mette indubbiamente in questione. Spinge a interrogarsi, a porsi delle domande.
Dunque, insegnare queste materie sprona anche a un lavoro su di sé e diviene un ulteriore spazio di arricchimento. Sottoporre le proprie elaborazioni concettuali a una messa alla prova come quella dell'insegnamento ad allievi attenti e interessati ma che non sono esperti di psicoanalisi - perlomeno non lo sono ancora - incita a divenire ancora più coerenti e puntuali nel proprio operato.
6 Nella pratica clinica si incontrano persone di tutti i ceti sociali; come ha deciso di applicare tariffe diverse in base alle possibilità del paziente?
La mia posizione, in linea con quanto è frequente nella Scuola di Lacan ma anche fra alcuni altri colleghi, è di facilitare chi intende sinceramente intraprendere un'esperienza analitica. Stabilire una cifra inderogabile, sempre uguale per tutti, andrebbe a erigere una barriera invalicabile per molti, specialmente per gli studenti, per i più giovani o per coloro che versano in condizioni di ristrettezze economiche dovute al precariato professionale. Questo è tanto più evidente oggi, in una fase di crisi generale dovuta alla pandemia di coronavirus, con tutte le conseguenze che essa implica e implicherà nei prossimi mesi. L'analisi non è affatto un percorso uguale per tutti e anche la cifra dell'onorario dovrebbe dunque essere individuata, con una certa saggezza, in modo singolare.
7 Nella sua professione sicuramente vedrà molti giovani, quale messaggio/insegnamento possiamo dare alle nuove generazioni?
I giovani domandano in effetti spesso di venire a parlarmi. Mi sono sempre dedicato molto ad adolescenti e giovani. La giovinezza è un momento della vita acceso, intenso, avventuroso, nel quale risulta frequente porsi degli interrogativi e domandare appuntamento a un analista.
La mia posizione è prima di tutto quella di accogliere e ascoltare. Accogliere e ascoltare con attenzione. Non sempre si trovano spazi per venire ascoltati. Anziché rivolgere un insegnamento generale ai giovani, che saprebbe di pastorale o di paternale da predicatore, credo si tratti di ascoltarli nello spazio riservato della seduta. Di accoglierli e ascoltarli, uno per uno. Si strutturano allora le condizioni per indirizzare a ciascuno un messaggio, che la psicoanalisi chiama interpretazione, volto a far affiorare la propria soggettività non di rado dissimile dalle convenzioni sociali. Si tratta quindi di trasformare i dilemmi e i patemi d'animo dei giovani in allegri motti di spirito e in poesia.