Nell’educazione dei figli ci sono principi da seguire che possono venire in aiuto ai genitori, soprattutto se queste regole di base vengono condivise.
Dimostrare affetto, fare coccole e dare attenzioni, soprattutto quando i figli sono bambini, è molto importante per instaurare una buona relazione, creare un ambiente familiare compatto e sereno, in cui i figli possano sentirsi a proprio agio.
Dare regole coerenti. Per i figli i genitori sono un modello da seguire, quindi è importante essere coerenti nel dare le regole e non trasgredirle in prima persona: un genitore dovrebbe essere ordinato, sincero... se vuole che il figlio lo sia. Ad esempio, se il genitore dice al figlio di comportarsi bene, essere corretto e rispettoso con gli altri ragazzi, e poi si comporta male con i vicini di casa, il figlio riceve due messaggi contrastanti, quindi potrebbe avere comportamenti scorretti perché «lo fa anche papà».
Dare regole coerenti aiuta anche a fare in modo che i figli abbiano fiducia nel genitore e prestino attenzione quando gli dice qualcosa.
Non fare promesse che non si è in grado di mantenere. Non fare promesse che non si possono mantenere aiuta sicuramente a rinforzare questa fiducia. Quando un genitore promette - anche piccole cose - e poi non le mantiene, i figli possono soffrire, rimanerne delusi e soprattutto non credere più alle parole dei genitori le volte successive.
Saper ascoltare con interesse e dialogare aiuta a comprendere i bisogni dei figli, per potergli dare ciò di cui hanno bisogno realmente e non quello che pensiamo noi, crea armonia in famiglia, previene incomprensioni e litigi.
Soprattutto durante l’adolescenza, è fondamentale ascoltare con interesse e dialogare, per mantenere un rapporto aperto e di fiducia.
È normale che il figlio non identifichi più i genitori come modello, trascorra molto tempo fuori casa e si confidi con qualcun altro, e questo può creare ansia e timori nei genitori, preoccupati che il figlio "prenda brutte strade".
In questo momento è importante non imporre regole troppo rigide – ad esempio cosa deve o non deve fare, con chi deve o non deve uscire – bensì saper ascoltare, capire e dialogare, per trovare insieme le soluzioni.
Non dare ordini ma "guidare". Dare ordini, soprattutto durante l’adolescenza, potrebbe creare l’effetto contrario, perché è un periodo di ribellione. La cosa migliore è spiegare come mai si consiglia al figlio di non fare una determinata cosa, quali vantaggi e quali svantaggi comporta, ragionandoci insieme. È più efficace non imporre i valori, ma guidare il figlio con degli esempi concreti: «Sai che facendo questo succede che...».
Dare fiducia rende il figlio più responsabile e il fatto che sappia che a casa può essere ascoltato con interesse, lo rende più forte rispetto ai condizionamenti esterni.
Proibire ciò che effettivamente il figlio non può fare. I genitori devono sapere quando è giusto dire «No» e sapere spiegare al figlio il motivo del divieto.
Dirne troppi e cavarsela con un semplice «Perché no!» è controproducente, perché il figlio - non capendo il motivo - potrebbe cercare qualche scappatoia per fare ciò che vuole. Nelle situazioni difficili il genitore potrebbe domandarsi: "Davvero non lo può fare? Per quale motivo?" ossia deve poter essere in grado di spiegare prima a se stesso il motivo del divieto, e capire se lo stesso sia giusto o meno, così che possa spiegarlo poi al figlio.
Non rinfacciare le debolezze di un figlio per nessun motivo, perché potrebbe farlo sentire "sbagliato", sminuito, non accettato, quando invece è soprattutto quando sbaglia che ha bisogno dei genitori. In questi momenti è importante non rimproverare il figlio come persona, ma per quello che ha fatto o non ha fatto. Sarebbe meglio non dire mai: «Sei sciocco!», ma «Hai fatto una sciocchezza», in modo che il figlio non si senta sciocco come persona, ma capisca che la sua azione è stata sciocca, che può migliorare e non farla più.
Usare spesso immagini negative, come quella dello sciocco, a lungo andare può far sì che il figlio si identifichi e possa avere problemi di autostima in futuro.
Non usare violenza. La violenza, anche a parole, ostacola l’educazione, i rapporti affettivi e la fiducia, può creare frustrazione, aumentare le probabilità che il figlio sia timoroso, insicuro o violento a sua volta. Se il bambino fa qualcosa che non dovrebbe fare, lo si può riprende verbalmente in maniera ferma (non troppo spesso altrimenti non ci ascolterà più) spiegandogli con un esempio perché quella cosa non si fa.