Ad ognuno di noi capita ogni tanto di esagerare con gli acquisti: chi in un momento in cui era giù di morale non si è consolato facendo acquisti "pazzi"? Tale "follia" è però stata un evento unico, o comunque isolato.
Lo shopping diventa un vero problema quando ci si ritrova a fare spese sempre maggiori e sempre più spesso (anche più volte a settimana) e andare per negozi occupa gran parte del tempo.
Lo shopping compulsivo è, infatti, un comportamento caratterizzato da una spinta incontrollabile a "dover" comprare.
I compratori compulsivi non possono fare a meno di fare acquisti, è più forte di loro: passando di fronte a una vetrina, sentono di dover entrare nel negozio e acquistare qualcosa. Non comprano in base al reale bisogno dell'oggetto (ad esempio: "mi serve un nuovo paio di scarpe") ma sulla spinta di un impulso irrefrenabile ("quell'oggetto deve essere mio").
Quello che dà piacere in questo tipo di acquisti (e che crea una vera e propria dipendenza) è proprio il "rito" di comprare, fine a se stesso. L'oggetto acquistato, una volta a casa, può essere "abbandonato" ancora impacchettato, oppure regalato o buttato. Nella maggior parte dei casi gli acquisti vengono tenuti nascosti ai familiari.
In genere dopo l'acquisto la persona è consapevole del fatto che non ne ha veramente bisogno, sa di essersi lasciata andare alla spesa, magari sapendo anche di non potersela permettere.
Si rende conto, però, di non essere in grado di controllare il proprio comportamento. Questa incapacità aumenta il senso di frustrazione.
Per alleviare questa sensazione, la persona comincia a fantasticare sui prossimi acquisti dando il via ad un circolo vizioso: compro → mi pento ma non mi posso trattenere → mi sento in colpa → mi deprimo → per tirarmi su compro qualcos'altro (o penso a cosa comprare).
Chi fa acquisti compulsivi:
Dati statistici sullo Shopping Compulsivo. Si stima che questo comportamento interessi il 2% della popolazione mondiale. A livello italiano pare, invece, che sia "schiavo degli acquisti" il 5% della popolazione, di cui circa l'80% è rappresentata da donne tra i 30 e i 40 anni appartenenti alla classe sociale media.
I prodotti maggiormente acquistati dalle compratrici compulsive sono: abiti, scarpe, gioielli e prodotti di bellezza.
Per quanto riguarda gli uomini, gli acquisti compulsivi si concentrano su prodotti elettronici, stereofonici e oggetti tecnologici: computer, tablet, cellulari, prodotti per la riproduzione e la diffusione della musica (es. stereo ultra hi tech, casse audio, ecc.), orologi e penne.
Dal punto di vista neurobiologico sembra che a monte della difficoltà vi sia una alterazione nel funzionamento della serotonina (è un composto chimico che agisce a livello del cervello ed è coinvolto nella regolazione dell'umore e nel controllo degli impulsi). L'alterato funzionamento provocherebbe l'incapacità di controllare il comportamento di acquisto.
Sul versante psicologico non di rado all'origine dello shopping compulsivo, o in associazione allo stesso, si trovano problematiche più o meno importanti connesse a:
Sembra che il comportamento di acquisto sia una modalità messa in atto dalla persona per non sentire o per alleviare il dolore psichico: fare shopping "distrae", almeno momentaneamente, dal dispiacere.
L'essere costantemente assorbiti dallo shopping può creare importanti tensioni sia in famiglia che con gli amici.
Nelle situazioni più serie i rapporti possono rovinarsi, a causa dei frequenti litigi, e addirittura interrompersi.
A livello economico gli acquisti incontrollati possono portare a prosciugare le proprie finanze: il conto corrente può andare in rosso e la persona può giungere ad indebitarsi, anche pesantemente.
L'incapacità di controllare il demone all'acquisto può provocare problemi anche nell'ambito lavorativo: la persona può essere meno efficiente perchè si distrae "pensando" agli acquisti che vuol fare e che farà. Inoltre, per sostenere i ritmi di spesa, può richiedere sempre più spesso anticipi sullo stipendio.
La "malattia" degli acquisti è insidiosa: la persona ne soffre ma difficilmente riconosce di avere un vero e proprio problema, spesso non si rende conto degli effetti collaterali. Di solito le persone che le stanno più vicine (partner, amici, famiglia) riconoscono che il proprio caro ha un disagio e possono cercare un modo per aiutarlo.
Rivolgersi ad uno Psicologo o ad uno Psicoterapeuta è il primo passo per cominciare ad allentare e spezzare gli anelli di questa catena.
Con l'aiuto di un professionista è possibile intervenire e risolvere il problema, in maniera tale che possa essere ritrovata e riconquistata la libertà delle prorie scelte.