Burnout - dall'inglese "burn" (bruciare) - significa bruciarsi o bruciato ed è usato per indicare l'esaurimento psico-fisico ed emotivo causato dallo stress lavorativo.
Una persona sottoposta per tanto tempo a carichi di lavoro pesanti, richieste continue e pressanti, disagio emotivo e relazionale, può esaurire le sue forze: sentirsi stanca, insoddisfatta e frustrata, come se non avesse più nulla da dare e non fosse più capace di assolvere alle sue mansioni.
Può sviluppare un senso di rifiuto nei confronti del lavoro, essere fredda, distaccata o cinica con colleghi e superiori, svolgere i compiti in modo automatico, preferendo che sul lavoro siano gli altri a dire cosa fare.
Le persone che provano questo senso di "svuotamento" possono arrivare a rinunciare alla propria auto-realizzazione, al proprio benessere, diventare apatiche.
Una delle più note ricercatrici su questo fenomeno, Christina Maslach, individua 6 principali fattori di rischio che possono provocare la sindrome di burnout:
1. Carico di lavoro: le energie sono inferiori alla mole e al ritmo del lavoro.
2. Controllo: mancano l'autonomia, le risorse e la possibilità di controllare il proprio operato.
3. Ricompense: il lavoro, il proprio ruolo o i meriti non vengono riconosciuti o ricompensati.
4. Comunità: mancano il senso comunitario, la stima, il rispetto e l'apprezzamento reciproco.
5. Equità: si percepisce un senso di ingiustizia o di diverso trattamento rispetto agli altri.
6. Valori: i principi, gli ideali, le scelte e i comportamenti della persona sono in contrasto con quelli del contesto in cui è inserita.
Il processo che porta alla sindrome di burnout può essere riassunto in quattro fasi:
Entusiasmo → Scontro con la realtà → Frustrazione/impotenza → Apatia.
Una persona, ad esempio, può lavorare con impegno e passione (enstusiasmo), per poi accorgersi che il suo lavoro non produce gli effetti desiderati o non viene apprezzato (scontro con la realtà). Potrebbe percepire le richieste e gli stimoli che vengono dall'esterno come "troppo pesanti" o in contrasto rispetto al proprio ruolo e alla propria sensibilità, ai propri valori... (frustrazione). A lungo andare questa condizione può portare all'apatia: la persona non ha più entusiasmo né interesse, non prova nemmeno più ad impegnarsi.
Facciamo l'esempio di Guido, 37 anni, intraprendente commesso, esperto di elettronica.
Lavora nel centro commerciale della sua città, con grande entusiasmo: gli piace risolvere i problemi, accontentare i clienti e ha una sfida con se stesso per superarsi nelle vendite.
Il direttore del centro nota la sua efficienza e lo nomina capo reparto.
Essendo il primo ad aver raggiunto questa posizione, i colleghi più anziani non la prendono bene: non perdono occasione per far notare a Guido ogni minimo errore, lo trattano con freddezza, lo punzecchiano chiamandolo "Grande Capo". Guido viene isolato dal resto del gruppo.
Lui ci rimane male, ma è un gran lavoratore e cerca di fare del suo meglio.
La tensione accumulata, però, comincia a farsi sentire: dorme male, si alza sempre più stanco e le sue vendite calano enormemente, l'impegno per il lavoro diminuisce sempre di più e le energie sembrano irrecuperabili. Guido si convince di non essere più capace di vendere. Diventato insicuro ed ansioso, comincia a prendere permessi dal lavoro sempre più spesso.
Il suo capo, accorgendosi del calo nelle vendite e dei comportamenti di Guido così cambiati, gli fa un richiamo, alimentando cosi ulteriormente il suo senso di frustrazione.
Quando una persona per sua natura non riesce a stare/lavorare bene a causa delle condizioni di lavoro (compiti, struttura, gerarchia, soddisfazioni, stipendio/carriera, relazioni) vive un forte disadattamento che, a lungo andare, produce effetti negativi, che in genere si manifestano con:
I sintomi del burnout non vanno sottovalutati perché peggiorano la qualità della vita, lo stato di salute generale e possono portare a sviluppare disturbi psicologici veri e propri, come ad esempio una Depressione.
Non è sempre facile adattarsi alle situazioni e riconoscere i primi segnali dello stress, ma se le sensazioni di stanchezza o di disagio sono particolarmente acute, dovremmo interpretarle come campanello di allarme che ci sta dicendo che qualcosa non va, fermarci a riflettere e fare qualcosa per noi stessi.
Non è detto che cambiare lavoro sia una soluzione: la persona ha sicuramente bisogno di "staccare la spina", ma il burnout non sparisce solo per questo. Consideriamo anche che cercare un nuovo lavoro è anch'essa un'attività stressante e la persona potrebbe non essere in grado di affrontarla.
Se il disagio si mantiene o peggiora, ci si può rivolgere ad uno Psicologo che, grazie agli strumenti a sua disposizione, aiuta a comprendere quali sono le cause reali dello stress per superare un momento particolarmente difficile.
Il risultato di questo percorso può consentire di trovare nuovi modi per far fronte alla situazione e, quindi, di poter ritrovare la soddisfazione.
"Oltre lo stress. Burn-out o logorio professionale?", Pellegrino F., Centro Scientifico Editore, 2006
"Burn-out, mobbing e malattie da stress. Come valutare il rischio psicologico e organizzativo-sociale", Pellegrino F., Abate S., Della Porta D., Positive Press, 2005
"Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro", Maslach C., Leiter M.P., Erickson , 2000
"Aiutare senza bruciarsi. Come superare il burnout nelle professioni di aiuto", Santinello M., Edizioni Paoline, 2004
"Quando ogni passione è spenta. La sindrome del burnout nelle professioni sanitarie", Santinello M., McGraw-Hill, 2009
"Io, operatore sociale. Come vincere il burnout e rendere gratificante il mio lavoro", Bernstein G.S., Halaszyn J.A., Erickson, 2002