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Dott. Cristian Livolsi
Disturbi d'ansia: generalizzato, ossessivo-compulsivo, post-traumatico, panico, Cagliari (CA) - San Gavino Monreale (VS)

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L'ansia

Articolo pubblicato il 2 Agosto 2024.
L'articolo "L'ansia" tratta di: Disturbi d'Ansia, Attacchi di Panico, Disturbo Ossessivo Compulsivo e Disturbo Post Traumatico da Stress.

L'Ansia è una reazione affettiva caratterizzata da vissuti di inquietudine, insicurezza, disagio psichico e fisico, che si sviluppa di fronte a situazioni di stress, e in particolare in condizioni di allarme di fronte alla minaccia di pericoli reali o simbolici.

Da un punto di vista fenomenico l'esperienza dell'ansia è costituita da uno stato di attesa apprensiva, con anticipazione di eventi negativi mal definiti verso i quali il soggetto si sente indifeso e impotente. In condizioni normali, l'ansia costituisce una reazione di difesa dell'organismo (correlata all'istinto di conservazione), volta ad anticipare la percezione del pericolo prima che questo sia chiaramente identificato. Essa è accompagnata da un aumento della vigilanza e dell'attivazione di tutta una serie di meccanismi fisiologici che predispongono l'organismo alla difesa o alla fuga.
L'ansia, quindi, in condizioni normali è un ottimo sistema di allarme fisiologico utile alla sopravvivenza della specie.
Quando questo meccanismo di difesa è mal regolato, l'ansia diviene una risposta sproporzionata o irrealistica a preoccupazioni relative all'esistenza o all'ambiente ed assume la connotazione di un vero disturbo mentale. In questo caso anziché favorire l'adattamento della persona all'ambiente lo peggiora e diviene necessario un intervento terapeutico.
L'ansia è patologica nel momento in cui risulta sproporzionata all'evento scatenante o quando si manifesta in assenza di motivi apparenti o quando si protrae nel tempo, ed è di intensità tale da interferire con il funzionamento normale dell'individuo. L'ansia ha una componente psichica (senso soggettivo di apprensione, inquietudine, difficoltà di concentrazione, ruminazione, insicurezza, attesa penosa), una neurovegetativa (sudorazione, tachicardia, nodo alla gola, senso di soffocamento, vertigini, tremori, disturbi digestivi) e una motoria (tensione, irrequietezza, agitazione, a volte paralisi motoria).

Risulta doveroso effettuare una distinzione tra ansia e paura e tra ansia e angoscia.
L'ansia si distingue dalla paura poiché implica un senso di attesa per un pericolo futuro e indefinito e al contempo un senso di inadeguatezza alla situazione, mentre la paura è uno stato emotivo per un pericolo reale, esterno e coscientemente riconosciuto.
Un'altra distinzione che viene fatta in ambito clinico è quello tra ansia e angoscia. L'angoscia, rispetto all'ansia, è un vissuto emotivo disforico di malessere profondo caratterizzato da intensi fenomeni neurovegetativi determinato dal timore di un pericolo imprecisato e imminente di fronte al quale ci si sente disarmati e impotenti.

Risulta inoltre necessario distinguere tra:

  • Ansia Normale. È l'ansia che una persona normalmente può vivere nella vita di tutti giorni è una manifestazione naturale vitale e comune a tutte le persone che può scaturire da differenti fattori, come ad esempio da esperienze di separazione e di lutto o dalla presa di coscienza di caratteristiche di limitazione, cambiamento, e non onnipotenza della condizione umana. Questo tipo di ansia viene in genere controllata dalla persona "non disturbata" che ne fa un buon uso per stimolare il pensiero e l'azione costruttiva. Perls afferma che questo tipo di ansia, da lui chiamata "oggettiva", presuppone una struttura dell'Io stabile e funzionante, e ci motiva a superare gli ostacoli e ci stimola a ricercare una spiegazione al nostro vissuto favorendo in tal senso l'integrazione della personalità, l'adattamento all'ambiente e a prestare attenzione alla situazione presente e contestuale, in altre parole un buon principio di realtà.
  • Ansia Patologica. Può essere contraddistinta da un vissuto di minaccia più o meno imminente e reale di disintegrazione, di annichilimento psichico, di instabilità profonda , di totale isolamento e castigo. Secondo Perls questo tipo di ansia non ci permette di stare nel presente, nel qui ed ora, e ci proietta nel "lì ed allora". Il criterio per distinguere l'ansia oggettiva da quella patologica è quello di valutare la tolleranza dell'individuo. La patologia subentra quando rende l'individuo incapace di difendersi.

Freud utilizzò il termine "psiconevrosi" per far riferimento ad una condizione individuabile in 4 differenti configurazioni cliniche (nevrosi d'ansia, l'isteria d'angoscia, la nevrosi ossessivo-compulsiva e l'isteria. Il termine aveva una connotazione descrittiva (per indicare un sintomo assai doloroso presente in un individuo in cui l'esame di realtà non è compromesso), sia con l'intenzione di indicare la presenza di un preciso processo etiopatogenetico (conflitti inconsci in grado di generare ansia e di condizionare l'impiego maladattativo di alcuni meccanismi di difesa, a cui si collega lo sviluppo dei sintomi).
La nevrosi d'ansia fa riferimento ad un disturbo più o meno strutturato nel quale l'ansia è il sintomo predominante. Essa si può descrivere come un disturbo caratterizzato da reazioni di apprensione e paura più o meno diffuse o croniche, con episodi acuti e ricorrenti durante i quali il soggetto è spaventato, si sente sicuro e impotente e presenta sintomi neurovegetativi molteplici. Tra une reazione acuta e l'altra il soggetto può essere relativamente asintomatico o presentare, in maniera persistente, uno o più componenti caratteristici del disturbo.
La nevrosi d'ansia si può manifestare in maniera:

  • cronica. Si contraddistingue da disordini psichici, disturbi corporei, quantitativamente minori all'ansia acuta ma con caratteristiche qualitativamente simili;
  • acuta. Caratterizzata da intense manifestazioni corporee come tachicardia, respiro spezzato, nodo alla gola, tremori ed un vissuto psicologico caratterizzato da un sentimento di catastrofe imminente, disperazione, compromissione delle funzioni cognitive e comportamentali.

Lo stato di ansia può iniziare in maniera graduale con vissuti generici di tensione, inquietudine, sconforto e disagio, oppure in maniera repentina e quindi con eclatanti manifestazioni di ansia acuta, a volte senza che esista una plausibile spiegazione a uno specifico fattore scatenante; altre volte come conseguenza di qualche evento personale o ambientale che lo scatena (lutto, abbandono, fallimento). I principali sintomi psicologici della nevrosi d'ansia sono la paura di svenire, di non farcela, di morire, di impazzire, di fare qualcosa di incontrollabile, che succeda, a sé o ad altri, qualcosa di catastrofico. Altri sintomi sono la sensazione di impotenza, di disintegrazione del sé, di perdita di significato, di annichilimento, di solitudine, accompagnati, a volte, da vissuti di depersonalizzazione e di derealizzazione.
I sintomi dell'ansia risultano presenti in molti disturbi psicopatologici e sul piano tassonomico, nella psicopatologia contemporanea essi vengono inquadrati nelle seguenti categorie:

  • Disturbo d'ansia generalizzata. Caratterizzata da una apprensività persistente, non collegata a uno specifico stimolo. Sfuma in un'ansia di tratto nelle personalità ansiose;
  • Disturbo ossessivo-compulsivo. Caratterizzato da pensieri e immagini persistenti e da comportamenti ripetitivi (per es., lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali.
  • Disturbo post-traumatico da stress. Caratterizzata da un evento traumatico che ha implicato morte o gravi lesioni.
  • Disturbo di Attacchi di panico. Inteso come fenomeno parossistico, intenso, di breve durata, in cui il senso di pericolo è immanente, con imponenti sintomi vegetativi (respiro corto, affannoso, perdita di forze, vertigini, senso di mancamento).

Bibliografia
  • American Psychiatric Association (2001) "DSM-IV. Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali", Tr.IT. Milano: Masson 1996
  • Francesetti G., "Attacchi di Panico e Postmodernità. La psicoterapia della Gestalt fra clinica e società", Edizioni Franco Angeli
  • Ginger S. E Ginger A. (1990), "La Gestalt, Terapia del contatto emotivo", edizioni Mediterranee, Roma.

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