Articolo pubblicato il 21 Marzo 2022.
L'articolo "Aborto spontaneo: il lutto non riconosciuto " tratta di: Lutto e Diventare Mamma.
L'aborto spontaneo è un evento molto comune in gravidanza, la cui incidenza in Italia è circa del 15% tra le gravidanze clinicamente riconosciute, presumibilmente del 60 % tra quelle non riconosciute e vede un incremento correlato principalmente al progredire dell'età della donna.
La ricerca degli ultimi 30 anni mostra che, pur essendo possibile una varietà di risposte, da perdita impercettibile a profondo shock che minaccia la vita, per la maggior parte delle donne l'aborto spontaneo è un evento stressante e causa di sofferenza.
In quanto evento improvviso e inaspettato che minaccia il senso di controllo e prevedibilità su un aspetto così rilevante della propria vita, è fonte di stress rispetto al quale varia la risposta adattiva individuale, con il tentativo più o meno riuscito di ripristinare il controllo cognitivo sull'evento.
Fin dall'inizio della gravidanza le donne spesso immaginano il loro futuro con un figlio e, indipendentemente dall'età di gestazione o dall'immagine ecografica, l'embrione è rappresentato presto nelle fantasie e nei sogni come un bambino, ottenendo rappresentazione mentale, dialogo interno e preparazione per il suo arrivo. Quando le donne apprendono la notizia della perdita, sentono l'abbandono e sono realmente in lutto per questa profonda perdita.
Guardando alla gravidanza come fase critica evolutiva verso la genitorialità, la perdita rappresenta un'interferenza in questo sviluppo maturativo, sia sul piano personale che sociale. Nel caso di assenza di altri figli, si associa anche alla perdita di un ruolo genitoriale che viene problematicamente messo in crisi sul nascere e difficile da definire e mantenere pubblicamente: la donna all'improvviso non è più né madre né paziente.
Inoltre, i vissuti emotivi si possono intrecciare con i significati della perdita attribuiti dal sistema familiare più ampio e legati ad aspettative e mandati intergenerazionali, più o meno impliciti, nei confronti del bambino atteso.
Nell'immaginario collettivo l'aborto spontaneo, come la morte in gravidanza in genere, contrasta con lo scenario della gravidanza a lieto fine e questa enfasi sul successo del risultato, grazie sia all'intervento medico, sia alla capacità procreativa naturale, accentua nella donna i vissuti negativi e il senso di inadeguatezza e fallimento quando l'esito non è felice.
In risposta a una cultura che non sembra disponibile a riconoscere un lutto che non rientra nei termini convenzionali, i processi del lutto legati all'aborto spontaneo rimangono privati e il dolore senza voce. Non validata dai sistemi di significato più ampi, intersoggettivi e socio-culturali, l'esperienza emotiva della perdita viene delegittimata sul nascere anche dalla stessa donna e dal partner. Mancando un supporto sociale empatico, non essendo il lutto riconosciuto e condiviso, ed essendo negata la genitorialità verso il bambino morto, il processo naturale del lutto è bloccato e la sua elaborazione compromessa.
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