Articolo pubblicato il 19 Luglio 2021.
L'articolo "Uscire dalla comfort zone" tratta di: Insicurezza psicologica: insicurezza in se stessi e Fobia Sociale.
Articolo scritto dal Dott. Roberto Pozzetti.
In una fase di allentamento delle restrizioni relative alla pandemia, una nuova parola d'ordine si fa sentire: "Esci dalla comfort zone!". Se nel corso delle ondate di coronavirus l'imperativo categorico era quello di restare in casa, ora è piuttosto quello di uscire dalla zona confortevole per ricominciare le attività lavorative e di divertimento che si svolgevano prima del febbraio 2020.
Da oltre un anno, molte persone conducono la propria esistenza nella solitudine, ai margini di scambi affettivi e legami sociali, ponendo semmai al centro la tranquillità del focolare domestico oppure coltivando relazioni virtuali grazie ai dispositivi digitali. Per alcuni questo è stato molto doloroso, ovviamente, soprattutto per chi si è ammalato oppure ha incontrato la morte di propri cari, ma anche per gli adolescenti che hanno quasi smesso di frequentare i propri licei e per i single che hanno perduto la propria libertà di manovra relazionale ed erotica. Per altri ha invece favorito il relax, offrendo una stabile routine domestica, il lavoro in smartworking, le saltuarie passeggiate in placide zone bucoliche: in breve, ha permesso di rintracciare una propria zona di comfort e di restarvi al sicuro. Ne abbiamo scritto nel libro collettivo Verità e segreti del CoviD-19. Le ondate della pandemia.
Ora vi è l'occasione di tornare a vivere insieme, vi è l'opportunità dell'incontro dei corpi, del calore umano, senza il filtro delle mascherine (almeno negli spazi all'aperto) e senza lo schermo dello smartphone né la tastiera del computer. Eppure questo determina ambivalenza, emozioni e affetti contrastanti: da un lato vi è il desiderio di ricominciare a incontrarsi, dall'altro il timore di perdere quel comfort al quale ci si era ormai abituati.
"Non tutto il male vien per nuocere", diceva un proverbio. L'esperienza delle restrizioni ha dimostrato che non è impossibile lavorare da casa, in smartworking, ci ha portato a riscoprire il mondo rurale andando in direzione opposta a quella della solita urbanizzazione sociale, ci ha aperto gli occhi dinanzi agli eccessi di una frenesia performante e competitiva. L'imperativo categorico dell'uscire dalla comfort zone rischia di impedirci di apprendere dall'esperienza, per citare Bion. Anziché gettare via tutta quanta l'esperienza maturata nel corso della pandemia, si tratta di selezionare quanto vissuto e di conservarne le parti più preziose nelle quali abbiamo scoperto di stare anche bene. Un esempio è quello delle potenzialità offerte dagli strumenti digitali che ci hanno permesso di svolgere lezioni, insegnamenti, webinair, conferenze, congressi online, mettendoci in contatto con persone residenti in varie parti d'Europa e del mondo; tale esperienza è giusto continuarla, affiancandola senza remore a occasioni di incontro in presenza.
Questo non vuol dire non riconoscere quanto il rifugiarsi nella comfort zone stia a celare spesso delle caratteristiche fobiche, per esempio la fobia sociale che è proprio emblematica nell'indicarci la funzione di protezione dall'angoscia svolta dal sintomo fobico. Angoscia relativa al desiderio dell'Altro, come insegnava Jacques Lacan nel suo seminario interamente dedicato a questo affetto fondamentale. Angoscia relativa all'incontro con l'altro e al non sapere chi si è per il desiderio dell'Altro, di un Altro importante, significativo, che ci interessa a livello affettivo ed erotico.