Articolo pubblicato il 3 Dicembre 2019.
L'articolo "La depressione nella Terza Età. La storia di Luisa" tratta di: Psicologia dell'Invecchiamento e Depressione.
Nell'ambito della Psicologia e della Psicopatologia si considera terza età quella fase della vita in cui l'individuo percepisce e affronta, da solo o all'interno di una coppia, quella riduzione progressiva di competenze, di capacità, di salute, di possibilità di muoversi e di scegliere in cui si articolano i diversi passaggi della vecchiaia (Cancrini, 1991). Questi passaggi ovviamente possono verificarsi con modalità e tempi diversi a seconda delle caratteristiche di ciascun individuo e dei contesti in cui è inserito.
I disturbi che l'anziano può manifestare, in genere, sono legati alla percezione e alla consapevolezza della fase che sta attraversando e possono dar luogo ad un vero e proprio vissuto depressivo legato alla perdita di forze e di interessi. Diagnosticare un disturbo depressivo nell'anziano richiede di adottare criteri diversi rispetto a quelli che si applicherebbero ad un giovane adulto: in generale, si ha un numero minore di manifestazioni cliniche che vanno comunque sempre rapportate al livello di funzionamento precedente della persona; le alterazioni riscontrate, cioè, non possono essere ricondotte esclusivamente alla normale perdita di funzionalità legata all'avanzare dell'età.
In particolare la depressione nella terza età si manifesta prevalentemente attraverso i seguenti sintomi:
La persona anziana può manifestare la cosiddetta "depressione mascherata", cioè non riferire sintomi di tipo psichico ma lamentare prevalentemente disagi corporei o il peggioramento di capacità intellettive.
L'intervento terapeutico in questi casi può essere articolato attraverso due linee principali.
Una prima linea di intervento prende in considerazione il fatto che, spesso, alla base dei sentimenti depressivi dell'anziano vi è il vissuto doloroso di insicurezza dovuto all'invecchiamento ed alle sue manifestazioni personali e sociali; il terapeuta dovrà pertanto dedicare al paziente un ascolto attivo ed empatico dei suoi vissuti ed accompagnarlo nell'elaborazione del lutto che si accompagna a tali sentimenti.
La seconda linea di intervento riguarda l'eventualità che i sintomi possano essere l'espressione di un disagio che riguarda il contesto familiare in cui è inserito o le persone che sono in relazione con lui; in questo caso, i sintomi manifestati dal paziente potrebbero essere utili a mascherare disagi personali di altri membri della famiglia, eventualità che rende necessario un intervento di più ampio spettro sull'individuo e sul suo sistema familiare.
La signora Luisa, casalinga di 62 anni, arriva nel mio studio su invio di una conoscenza comune, lamentando diversi disturbi fisici, quali dolori addominali, dolore alle braccia e alle gambe, mal di testa, iniziati dopo la diagnosi di una patologia medica e che persistono nonostante la completa remissione dal disturbo, associati a sintomi psicologici quali un notevole abbassamento del tono dell'umore, perdita di interesse per le normali attività, mancanza di energie, frequenti episodi di pianto. La sintomatologia non consente a Luisa di occuparsi delle abituali attività domestiche e l'ha portata ad un progressivo ritiro dalle relazioni e dalla vita sociale, in cui era stata in precedenza molto attiva.
Luisa è sposata circa trentacinque anni con Mario, 65 anni, e la coppia ha tre figli: mentre i figli maggiori vivono fuori casa ormai da qualche anno, la figlia minore vive ancora con i genitori (anche se a breve lascerà la famiglia per iniziare una convivenza) ed è soprattutto quest'ultima ad occuparsi della madre e ad aiutarla nelle incombenze quotidiane, fornendole un supporto sia emotivo che materiale. La situazione è diventata, però, progressivamente più grave perché le richieste di aiuto della signora Luisa esasperano i familiari che alternano risposte di comprensione ad altre di insofferenza e di rabbia.
Quello che Luisa si trova ad affrontare appare come un vissuto depressivo correlato a difficoltà personali e relative al riaggiustamento delle relazioni familiari in seguito ad eventi tipici di questa fase del ciclo vitale (malattia, pensionamento del marito e uscita di casa dei figli).
Il percorso terapeutico, attualmente in corso, si è concentrato sia sul vissuto emotivo e sulla storia individuale e familiare della signora Luisa, sia su di una riorganizzazione di ruoli e competenze tra la signora ed il marito, anche in vista dell'imminente pensionamento del signor Mario e per favorire ulteriormente lo svincolo della figlia dalla famiglia d'origine.
Altro obiettivo importante è quello di riattivare la rete sociale, recuperando i rapporti con amici e parenti, da cui Luisa si era gradualmente allontanata, e frequentando le attività della parrocchia e del centro anziani del paese.
Già dopo alcuni mesi di terapia la signora Luisa ha iniziato a sentirsi meglio: la sintomatologia depressiva e le manifestazioni fisiche si sono ridotte e la signora ha iniziato ad uscire di casa in compagnia del marito o di un'amica.
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