Articolo pubblicato il 18 Ottobre 2017.
L'articolo "Disturbi gastrointestinali e reflusso gastroesofageo: cosa dicono di noi?" tratta di: Disturbi Somatoformi.
Tutte le malattie vanno viste come una fase di squilibrio dell'intera persona: è l'intero Sé che si esprime in modo disfunzionale; inoltre va sempre tenuto presente che nell'insorgere delle malattie non c'è mai una sola causa, ma sempre un insieme di fattori che ne determinano la nascita, fattori medici, fattori psicologici e fattori sociali.
Ultimamente l'attenzione dei clinici si è soffermata sulle così dette Sindromi Somatiche Funzionali (FSS): malesseri correlati allo stress cronico e molto complessi da diagnosticare (ad esempio la fibromialgia, la sindrome da fatica cronica, il dolore pelvico cronico, il mal di testa tensivo, la cistite interstiziale, l'ipersensibilità o intolleranza alimentare, la dispepsia non ulcerosa, la sindrome da intestino irritabile, ecc.).
La medicina ne spiega l'insorgenza attraverso l'interazione di processi patologici organici, stimoli periferici disfunzionali e stress corporeo associabile all'effetto di relazioni disfunzionali vissute sia attualmente che nei primi anni di vita; gli esiti che ne derivano sono sintetizzabili in una perdita di funzionamento.
In questo quadro appena descritto si inseriscono i Disturbi Funzionali Gastrointestinali (DFG) che corrispondono a quell'eziologia complessa di cui abbiamo appena parlato ed anche malesseri di natura cronica che non sono direttamente correlabili allo stress; eppure anche per questi non è ormai da escludere l'influenza di situazioni particolarmente stressanti nella vita neanche nell'aggravamento dei sintomi del reflusso gastro-esofageo (M.R.G.E.).
Da un punto di vista psicologico chi è afflitto da questo tipo di problemi solitamente ha difficoltà ad entrare in un contatto profondo sia con l'altro che con se stesso (Sentirsi); ha scarse relazioni nutritive in cui poter ricevere ed assorbire qualcosa di buono per sé (anzi, generalmente più che prendere per sé, ci si prodiga in modo eccessivo per l'altro); solitamente sono persone che non riescono ad essere morbide, cioè che non riescono a sentire i propri bisogni, non riescono ad accogliere con amorevolezza le proprie fragilità né il bisogno dell'altro, non riescono a cedere né a far sì che sia l'altro ad occuparsi di loro (sono, di solito, persone abituate a "resistere" e a fare tutto da sole).
Solitamente a soffrire di questo tipo di disturbi sono persone che non riescono a distaccarsi dagli altri e a ritornare nel proprio spazio, soprattutto perché non sentono di avere la forza per poterlo fare; persone che difficilmente riescono a far sentire le proprie ragioni e quando ci riescono, è perché lo fanno nella rabbia o nell'agitazione, senza calma né determinazione; sono persone che non riescono a dire "no" a ciò che li opprime, a ciò che non vogliono, sono sopraffatte dal doverismo e dall'accondiscendenza.
Intervenire in questo tipo di situazioni è possibile: attraverso la Psicologia Funzionale Corporea, un intervento che coinvolge la persona nella sua interezza lavorando anche tramite il corpo (mediante tecniche di movimento, respirazione, immaginazione, tocco, massaggio) si ottengono numerosi e stabili risultati. Innanzitutto si assiste ad un miglioramento della sintomatologia, soprattutto in riferimento ai sintomi riguardanti stomaco e gola. Inoltre avviene una riarmonizzazione dei movimenti e delle posture e la tonìa muscolare riacquisisce mobilità ed elasticità. Ci sono, infine, benefici rispetto alla percezione di essere sotto stress ed alle preoccupazioni circa il proprio stato di malessere.
I disturbi gastrici ed il reflusso gastroesofageo parlano di noi, di ciò che in passato ci ha causato sofferenza e dei nostri bisogni insoddisfatti ed inascoltati.
Affrontarli vuol dire intraprendere un percorso su di sé che porti al pieno raggiungimento del benessere psico-fisico.
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