Articolo pubblicato il 18 Luglio 2017.
L'articolo "La Psicoanalisi e il corpo che cambia" tratta di: Immagine Corporea e Adolescenza.
Articolo scritto dal Dott. Roberto Pozzetti.
"È il mio corpo che cambia,
nella forma e nel colore,
è in trasformazione.
È una strana sensazione
in un bagno di sudore,
è il mio corpo che cambia,
e cambia e cambia" (Litfiba)
Diventare genitori costituisce, di solito, uno dei maggiori motivi di gioia per un essere umano nel vedere la vitalità dei propri bimbi, nel notare il loro apprendimento, nel confronto con gli appassionanti e rapidi progressi della loro crescita.
Se la piacevole letizia indotta dai pargoletti in tenera età porta spesso i genitori all'allegria e alla spensieratezza, quando i ragazzini giungono in età preadolescenziale la situazione cambia. Molti genitori sono preoccupati, inquieti, allarmati dinanzi ai cambiamenti somatici dei figli e alle loro nuove frequentazioni di coetanei. Ecco, allora, l'apprensione galoppante circa il futuro, quanto alle eventuali pessime esperienze che potrebbero fare distaccandosi maggiormente dalla famiglia e quanto alla difficoltà a relazionarsi serenamente con essi. Un evento fra gli altri va a marcare spiccatamente tale passaggio: scorgere segni di cambiamento del corpo dei propri figli.
Nella pubertà le modificazioni dei caratteri fisici, anzitutto dei caratteri sessuali, hanno sempre un effetto traumatizzante non soltanto sui teenagers, ma anche sui loro genitori. Si tratta di un evento spartiacque, di un punto di svolta netto e definitivo: da quel momento, i figli non saranno più bambini.
Come accogliere tale novità con legittima preoccupazione, senza tuttavia lasciarsene intimorire? In che modo cambiare il proprio rapporto con il corpo dei figli senza lasciarli cadere, come avviene a volte nei papà delle ragazzine che sviluppano disturbi alimentari regredendo ad una figura somatica prepuberale, eterea, priva di forme, dopo il venir meno dell'intimità corporea padre-figlia in seguito al menarca? Affrontare discorsivamente le tematiche relative alla sessualità? Come occuparsi del loro apprendimento scolastico, tenendo conto del fatto che il loro desiderio è sempre più rivolto alla scoperta del corpo proprio e di quello dei coetanei, ai quali si rivolgono fantasie accese, intense, avventurose mentre si orienta meno verso le nozioni scolastiche o accademiche?
Sono queste alcune delle numerose domande che si pongono mamme e papà nel momento della burrasca adolescenziale dei loro figli.
Oggigiorno abbiamo una distinzione sempre più netta fra la pubertà e l'adolescenza. Questo distinguo è più di una sottigliezza teorica e la divaricazione fra i due termini va giustamente puntualizzata per le implicazioni che suscita.
L'età dello sviluppo puberale, momento di importanti stravolgimenti del corpo, costituisce un crocevia delicato di trasformazioni dell'immagine corporea e della pulsione sessuale. Mentre un tempo questa metamorfosi somatica precedeva di pochi anni il concludersi dell'adolescenza, tanto che alcune fra le più note pazienti di Freud (fra queste, la ragazza nota come Dora e la cosiddetta "giovane omosessuale") erano diciottenni in età da marito, oggi il percorso della crescita soggettiva si allunga e protrae.
Abbiamo quelle che validi autori come Pietropolli Charmet e il gruppo di lavoro del Minotauro hanno descritto come "adolescenze prolungate". Questo sia per il prosieguo sempre più frequente dell'iter scolastico/universitario, talmente allungato da lasciare i giovani in condizioni di dipendenza dalla famiglia d'origine e di precariato, sia per un desiderio esperienziale di sperimentare e di giocarsi nel sociale e nell'affettività, perfino attraverso alcune modalità rischiose che implicano il proprio corpo.
I ragazzi hanno l'esigenza di entrare e uscire dalla famiglia. Attraversano momenti formativi con i coetanei, condividono i loro segreti più intimi con amiche e amici, scoprono l'amore, il piacere e le gioie della sessualità, il gioco della seduzione. A volte, però, hanno l'esigenza di tornare in famiglia, verso un porto sicuro dove approdare su lidi pacificanti e rassicuranti. Permane l'importanza del confronto con i genitori quali basilari punti di riferimento, così come con adulti che fungano da autorevoli sostituti delle figure parentali: allenatori, docenti, operatori sociali e, a volte, clinici di formazione analitica. Per questo con alcuni amici e colleghi, circa due anni fa, abbiamo fondato l'Associazione di Promozione Sociale InOut. Lo abbiamo scritto così, unendo In e Out per indicare anche questo dentro e fuori dal gruppo. Si tratta di un concetto accostabile a quello di extimitè proposto dallo psicoanalista Jacques Lacan: (estraneità intima ma anche intimità estranea).
Ricordiamo il celebre libro di Enrico Brizzi Jack Frusciante è uscito dal gruppo, da cui venne tratto anche un cult movie. Il titolo cita implicitamente la leggendaria e un po' bizzarra figura di John Frusciante, musicista della rock band californiana Red Hot Chili Peppers. Narra le vicende di un gruppo di liceali in una Bologna dinamica e anarcoide, là dove uscire dal gruppo sta per violare gli schemi consolidati e le consuetudini stereotipate.
Gli adolescenti sono anche, quasi sempre, in un rapporto di extimitè con il gruppo dei pari: entrano ed escono dai gruppi e, talvolta, stanno male in un gruppo soffrendo per esclusioni, litigi e vicissitudini amorose, salvo trovare la loro dimensione non appena cambiano gruppo ed incontrano nuove amicizie.
Il corpo che cambia si predispone all'amore, è un corpo non più infantile, un corpo in cui si installano i caratteri sessuali secondari. Certamente, però, giungere all'amore implica ben più che dei ritocchi corporei, peraltro molto ricercati dalle ragazze e dai ragazzi a quest'età.
Per arrivare ad amare, all'arte d'amare (come la definivano lo psicoanalista Erich Fromm e, ben prima di lui, il latino Ovidio), si tratta di perdere qualcosa. L'amore presuppone una perdita di narcisismo, un meno sul piano della boria che rende vivibile lo slancio erotico, non soltanto in termini sessuali, ma anzitutto in una forma più estesamente affettiva.
Questa vitalità si distingue da un'ipervalorizzazione di sé, in quanto il mito di Narciso ci dimostra - in tutto il suo aspetto mortifero - come egli amasse soltanto la propria immagine. È, in fondo, quanto si ritrova nell'analisi quale esperienza di investimento affettivo; investimento rivolto, più che all'analista, al dispositivo analitico come tale.
Non a caso vediamo talora come la condizione per giungere ad incontrare l'amore sia in molti giovani - tanto uomini quanto donne - riuscire prima ad impegnarsi con afflato emotivo nell'esperienza analitica stessa. Da lì arrivano poi, con i propri tempi soggettivi, allo scambio d'amore nella vita quotidiana.