Articolo pubblicato il 22 Maggio 2017.
L'articolo "Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo tra normalità e patologia" tratta di: Disturbo Ossessivo Compulsivo.
L'insorgenza di comportamenti ossessivi o di pensieri intrusivi può essere considerata una normale reazione di fronte a situazioni particolarmente impegnative che richiedono all'individuo particolare attenzione, scrupolosità e precisione per la loro buona riuscita. Inoltre, qualche piccolo rituale in determinate situazioni (ad es. prima di un esame, un colloquio di lavoro importante, ) costituisce una fonte di rassicurazione e di spinta per l'impegno che ci aspetta: un modo per avere qualche nostra piccola certezza in un mondo incerto.
Ci sono però significative differenze tra ossessioni che possono essere definite "non patologiche" e quelle "patologiche": se possono essere simili per forma e contenuto, nel soggetto con Disturbo Ossessivo Compulsivo hanno frequenza, intensità e un grado di compromissione delle normali attività quotidiane (vita affettiva, sociale, lavorativa, etc.) di gran lunga maggiore, tanto da renderlo spesso un disturbo invalidante che riduce notevolmente la capacità di realizzazione personale dell'individuo e con forti ricadute sia a livello personale che sociale.
Le caratteristiche essenziali del Disturbo Ossessivo Compulsivo, secondo le classificazioni diagnostiche in uso, sono ossessioni e compulsioni ricorrenti, sufficientemente gravi da far impiegare tempo (più di un'ora al giorno) o da causare disagio marcato o menomazione.
Le ossessioni vengono definite come idee, pensieri, impulsi o immagini persistenti; sono vissute come intrusive ed inappropriate e causano ansia e forte disagio. Il soggetto le esperisce come estranee, al di fuori del suo controllo, pur essendo in grado di riconoscere che le ossessioni sono un prodotto della sua mente.
I pensieri intrusivi possono essere considerati ossessioni se presentano le seguenti caratteristiche:
Le compulsioni sono invece comportamenti ripetitivi (lavarsi le mani, controllare se la porta è stata chiusa, riordinare oggetti secondo un ordine preciso, etc.) o azioni mentali (contare, pregare, ricordare una sequenza di numeri, etc.) il cui obiettivo è quello di prevenire o ridurre l'ansia o il disagio. La persona, in genere, si sente spinta a mettere in atto una compulsione per ridurre la sofferenza connessa all'ossessione, senza riceverne però nessun piacere o gratificazione. Le compulsioni, inoltre, risultano eccessive e non connesse in modo realistico con ciò che sono finalizzate a neutralizzare o prevenire.
L'esecuzione del rituale ha come unica finalità quella di diminuire l'angoscia; pertanto, qualsiasi impedimento provoca un immediato aumento dell'ansia e dell'aggressività interpersonale.
Un'altra caratteristica dell'ossessivo compulsivo è l'atteggiamento perfezionistico: non accettando i limiti, gli errori e le debolezze umane, l'ossessivo pretende di assumere atteggiamenti che confermino, ai suoi occhi e a quelli degli altri, di incarnare il suo ideale di perfezione. Per questo motivo è costantemente preoccupato dal giudizio, non solo quello degli altri, ma anche il proprio.
La paura di sbagliare e delle sue conseguenze porta il soggetto ossessivo ad un'attenzione eccessiva ai dettagli, a scapito della visione globale, e ad una sorta di incapacità di distinguere ciò che è rilevante da ciò che, invece, non lo è, rendendo difficile - quando non impossibile - riuscire a prendere una decisione definitiva o portare a termine un compito.
Questa continua ricerca di trovare prevedibilità e certezze in un mondo incerto conferisce all'ossessivo una strutturazione mentale molto rigida, che lo porta ad assumere un atteggiamento in virtù del quale è convinto di poter avere sempre le risposte e le reazioni giuste, con l'intento di prevenire gli eventi negativi che potrebbero verificarsi.
Per quanto riguarda il trattamento del Disturbo Ossessivo Compulsivo, esistono diversi tipi di Psicoterapie che si occupano di questo disagio, ma ciò che sembra produrre maggiori risultati è un approccio integrato tra Psicoterapia cognitiva, Psicoterapia sistemico e relazionale e, dove è necessario in relazione alla gravità del caso, terapia farmacologica.
In linea generale, la terapia cognitiva aiuta a ridurre la frequenza dei pensieri ossessivi e, di conseguenza, delle compulsioni, sviluppando strategie e tecniche che individuano e mettono in discussione le distorsioni cognitive sottostanti.
La Psicoterapia sistemico e relazionale, una volta indebolito il sintomo della compulsione, lavora sulle dinamiche relazionali disfunzionali che si sono instaurate all'interno del sistema familiare e che possono aver contribuito alla genesi ed al mantenimento del disturbo. In genere, nella famiglia si osservano due diversi tipi di reazioni:
CHE COSA SCRIVERE
Sentiti libero di chiedere alla Dott.ssa Monia Biondi quello che desideri: un appuntamento, una consultazione o semplicemente la risposta ad una domanda. Scrivi tranquillamente, questo è un contatto iniziale.
NOTA
I navigatori sono tenuti a rispettare lo scopo di questo elenco.
I professionisti sono qui per aiutare le persone con il proprio lavoro, questo non è un luogo di aiuto tesi, bibliografie o pubblicità di qualsiasi tipo.