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Dott.ssa Monia Biondi
Crescita personale: perdita del lavoro, Cervia (RA)

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La perdita del lavoro. Alcuni suggerimenti per ricominciare

Articolo pubblicato il 11 Ottobre 2016.
L'articolo "La perdita del lavoro. Alcuni suggerimenti per ricominciare" tratta di: Crescita personale.

Ritrovarsi senza lavoro da un giorno all'altro può rappresentare un vero e proprio evento traumatico con ricadute di forte impatto emotivo, in quanto destabilizza la nostra vita, mette in discussione le nostre certezze e la nostra identità personale, professionale e sociale.

La perdita del lavoro, oltre a costringerci a fare i conti con il venir meno di una preziosa fonte di sostentamento, presenta anche dei risvolti personali e sociali di più ampia portata che possono generare vissuti di frustrazione, impotenza, rassegnazione, sino a sfociare in veri e propri quadri patologici.

Sicuramente trovare la forza per affrontare questi momenti e ricominciare non è facile. Non è facile, certo, ma nemmeno impossibile. Anzi, questa esperienza può trasformarsi in un'opportunità per reinventarsi, scoprire e valorizzare le proprie risorse personali e sociali e riuscire magari a ricollocarsi in un mondo del lavoro che, oggi più che mai, richiede mobilità e capacità di adattamento.

Vediamo più in dettaglio i vari aspetti di questa esperienza per poterli facilmente individuare ed alcuni suggerimenti per ritrovare la voglia di ricominciare.

Conseguenze psicologiche

Vivere un'esperienza di disoccupazione provoca, in genere, due reazioni di segno opposto ma altrettanto pericolose.

La prima consiste in sentimenti ed emozioni intense e di segno negativo che sono il risultato di un lavoro cognitivo, prevalentemente inconsapevole, attraverso il quale la persona arriva ad attribuirsi la responsabilità principale, se non esclusiva, di quanto accaduto. Ciò può generare vissuti di scarsa fiducia in se stessi, ansia, angoscia, senso di colpa, vergogna, depressione.

La seconda reazione, invece, consiste nell'attribuzione "all'esterno" di quanto accaduto e delle sue conseguenze con atteggiamenti di aperta ostilità ed aggressività verso le persone che ci sono vicine, datori di lavoro, istituzioni e organi di tutela, ecc.

Trovarsi improvvisamente senza un'occupazione può anche fungere da catalizzatore in situazioni psicologiche e relazionali già a rischio o con delle fragilità pregresse.

In ogni caso, le emozioni ed i sentimenti fortemente negativi che la persona sta sperimentando, vanno inseriti nel contesto più ampio dei sui ambiti di vita e della sua rete relazionale: se è approfondendo questi aspetti che si può arrivare a comprendere come si è giunti a questa situazione, è anche qui che si possono individuare quelle risorse individuali e sociali attraverso le quali si può iniziare a ricostruire la propria vita e ricercare nuove opportunità.

Conseguenze sulla salute psicofisica

La perdita del posto di lavoro, come qualsiasi altro evento particolarmente stressante che ci si trovi a dover fronteggiare nel corso della propria vita, può avere gravi ripercussioni anche sulla salute psicofisica con manifestazioni quali apatia, mancanza di appetito, insonnia, fino a vere e proprie sindromi psicosomatiche che possono esitare in patologie cardiovascolari o gastriche, a volte aggravate da stili di vita scorretti o a rischio quali fumo, alcool, comportamenti da abuso di sostanze o di psicofarmaci.

Conseguenze interpersonali e sociali

All'impatto psicologico e sulla salute generale spesso si aggiunge anche quello sui rapporti familiari ed interpersonali, che può portare il soggetto disoccupato ad un progressivo isolamento, ad una crescente apatia e passività.

A livello familiare possono aumentare conflitti e crisi di coppia e nei rapporti con i figli, per via del peggioramento della qualità della vita dovuta sia ai sacrifici ed alle rinunce a cui si è costretti, sia al clima di preoccupazione, insicurezza e frustrazione con cui deve confrontarsi chi si ritrova a non avere più un lavoro.

A livello sociale le conseguenze più gravi sono la perdita di status e la totale messa in discussione della propria identità personale, non solo di lavoratore, ma anche di figlio, coniuge, madre/padre adeguato, di cittadino e di membro di una comunità. I vissuti di fallimento sul piano professionale possono così arrivare a coinvolgere anche il piano relazionale ed, in generale, esistenziale della persona.

Comportamenti da evitare

Sarebbe opportuno acquisire consapevolezza di due pericolosi "circoli viziosi" ed evitare di restarne intrappolati:

  • l'auto-attribuzione esclusiva di colpa, che porta a rimuginare continuamente sulle proprie responsabilità, a sentimenti di vergogna, autosvalutazione e sfiducia in se stessi e negli altri, isolamento sociale, mancanza di iniziativa e di progettualità per il futuro;
  • l'attribuzione "all'esterno" con deresponsabilizzazione e attribuzione di colpa ad altri, ricerca del capro espiatorio, lamentele, accuse, conflitti e rivendicazioni continue che impediscono l'assunzione di responsabilità, la presa di iniziativa e la progettualità per il futuro.
Cosa fare per riprendere in mano la propria vita

Innanzitutto è importante riconoscere il problema della disoccupazione senza negarlo, anche in famiglia e con le persone che ci sono vicine.

Occorre poi mantenere la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, prendendosi del tempo per affrontare il problema, magari scomponendo la situazione in ambiti di intervento con obiettivi minimi, affrontabili e verificabili. Un problema complesso spesso si rivela di più facile soluzione se scomposto in obiettivi più semplici.

In questi casi, poi, diventa fondamentale condividere la propria condizione con altre persone che stanno vivendo, o hanno vissuto, la stessa esperienza: ciò ci aiuterà a sentirci meno soli, a confrontarsi con altri che si trovano a dover gestire le stesse problematiche e quindi ci offrirà anche la possibilità di esaminare nuovi punti di vista e di apprendere, attraverso lo scambio di idee ed esperienze, nuove modalità di fronteggiare le situazioni problematiche.

Inoltre, si devono evitare atteggiamenti di isolamento e di chiusura in se stessi in favore della ricerca e del consolidamento delle proprie relazioni personali e professionali e dell'ampliamento della propria rete sociale.

Il momento di inattività può essere utilizzato anche per intraprendere percorsi di studio o attività formative che consentano di ricostruire, valorizzare ed implementare le proprie esperienze, competenze e risorse.

È importante anche servirsi di tutte le risorse professionali ed istituzionali disponibili che possono aiutarci nella ricerca di un nuovo lavoro (centri per l'impiego, sportelli di informazione e consulenza, internet e social network, ecc.).

Si devono poi trovare dei luoghi di rielaborazione e di contenimento della difficile situazione che si sta vivendo, e non provare vergogna nel rivolgersi ad un professionista per essere accompagnati in questo percorso, anzi ricordandosi che prendere coscienza di un problema o di un momento di difficoltà e chiedere aiuto è un primo importante passo verso la sua soluzione.

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