Articolo pubblicato il 10 Ottobre 2016.
L'articolo "Perché i bambini manifestano rabbia e aggressività" tratta di: Rabbia e Educazione dei Figli.
L'aggressività nei bambini spesso spaventa i genitori e gli insegnanti perché è molto difficile da gestire e reprimere. Ma bisogna effettivamente reprimerla del tutto?
In realtà l'aggressività non è solo qualcosa di negativo se intesa come intraprendenza, coraggio o determinazione. Pensiamo, infatti, ai bambini che per paura e inibizione, al contrario, non manifestano il proprio pensiero o sono sempre prevaricati dai compagni durante il gioco.
Possiamo, quindi, pensare ad un'aggressività buona, che aiuta il bambino nel processo di crescita e autoaffermazione e ad un'aggressività negativa, che è quella che più desta preoccupazioni. Vediamo quest'ultima attraverso un esempio concreto.
Pietro, 8 anni, è verbalmente molto aggressivo con i suoi genitori, urla, usa un linguaggio molto colorito, a volte lancia con forza gli oggetti che trova davanti a sé. A scuola viene spesso alle mani con i compagni e le maestre faticano a riportarlo alla calma. Chiedendo alle maestre e ai genitori in quali occasioni Pietro manifesta maggiormente questi atteggiamenti, riusciamo a capire che spesso sono conseguenza di brutti voti, prese in giro da parte dei compagni, reazioni ai "no" dei genitori oppure alla gelosia verso un fratello.
I bambini come Pietro spesso faticano a mentalizzare le frustrazioni derivate dalle competizioni con i compagni, dagli insuccessi scolastici o dalla negazione delle loro richieste. È come se internamente vivessero una tensione emotiva che deve essere in qualche modo scaricata. Non riuscendolo a fare con le parole, utilizzano il loro corpo. Ed ecco, quindi, le spinte, i calci, i comportamenti irrequieti o l'uso di parole volgari, che servono solo come valvola di sfogo e non aiutano invece una vera elaborazione del pensiero.
I genitori, quindi, come si devono comportare?
Dovranno prima di tutto cercare di capire quale frustrazione il loro bambino ha appena subito. Un adulto è in grado di capire che un comportamento disfunzionale può essere causato da pensieri poco tollerabili, ma un bambino invece no, non sa perché si sta comportando male. È utile, quindi, agire sulla causa e parlare con il bambino del brutto voto e del conflitto che ha appena avuto con il fratello o con l'amico: in questo modo la tensione emotiva di cui parlavamo dovrebbe quietarsi.
Se ciò non è possibile perché il bambino è particolarmente agitato allora interveniamo prima di tutto sul contenimento, ovvero blocchiamo con autorevolezza il cattivo comportamento (voce ferma e risoluta, non è necessario alzare la vostra voce per sovrastare quella del bambino, se sarete fermi e decisi basterà quello). Se piccolo, lo prendiamo in braccio da seduti; se più grande, lo fermiamo con un abbraccio, in modo che ci guardi negli occhi mentre gli parliamo.
I genitori devono anche chiedersi se questi atteggiamenti non siano, invece, un emulazione del loro stesso comportamento: i bambini imparano e riproducono innanzitutto ciò che vedono nel quotidiano. Di conseguenza i genitori devono prima di tutto modificare il proprio comportamento.
Se questi atteggiamenti sono persistenti e duraturi nel tempo e non si modificano minimamente nemmeno seguendo questi suggerimenti allora è bene che i genitori si facciano aiutare da un professionista.
I genitori spesso escono sconfortati ed estenuati quando devono affrontare i momenti di rabbia del bambino, ma è bene sapere che le persone che lo fanno arrabbiare sono proprio le stesse che lui ama: la rabbia è un'emozione momentanea che non va ad intaccare quell'affetto profondo che il bambino prova verso di loro.
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