Articolo pubblicato il 20 Ottobre 2015.
L'articolo "Dislessia e altri DSA: una panoramica" tratta di: Disturbi dell'Apprendimento e Dislessia.
Articolo scritto dal Dott. Michele Facci.
In questi ultimi vent'anni si è a lungo e a più voci parlato di DSA.
Con l'acronimo DSA ci si riferisce ai Disturbi Specifici dell'Apprendimento, più comunemente riconosciuti come: Dislessia, Disortografia, Disgrafia e Discalculia. Questi disturbi che si rivelano in età evolutiva, ovvero quando il bambino inizia ad affacciarsi e a sperimentare le strumentalità di base, comportano palpabili difficoltà nel processo di automatizzazione delle abilità di lettura, scrittura e calcolo.
In Italia la prevalenza media di DSA, che tocca prevalentemente il sesso maschile, oscilla tra il 2 e il 4%; ciò significa che oltre mezzo milione di bambini, mediamente almeno uno per ogni classe scolastica, presenta un Disturbo Specifico dell'Apprendimento che, se non diagnosticato e opportunamente e tempestivamente trattato, può condizionare negativamente il percorso scolastico del bambino oltre che il suo sviluppo emotivo e la sua costruzione di un'adeguata e quotidiana autostima.
È proprio in questo senso che si colloca l'importanza e soprattutto la necessità di un'individuazione precoce, come previsto dall'art. 3 comma 3 della Legge 170/2010.
A partire dall'ultimo anno della Scuola dell'Infanzia è possibile individuare la popolazione a rischio di DSA, tramite la somministrazione di strumenti didattici semplici, ma multicomponenziali di I livello.
Qualora la rilevazione scolastica evidenzi una problematica, si dovrà necessariamente prevedere un periodo di stimolazione didattica finalizzata a scremare i falsi positivi; al termine del laboratorio di recupero, in assenza di risultati significativi e resistenza al potenziamento, sarà opportuno procedere con un approfondimento clinico di II livello.
A questo punto, affacciandosi il bambino progressivamente all'apprendimento formale e concretizzandosi le difficoltà, la valutazione neuropsicologica condurrà gradualmente alla formulazione di una diagnosi funzionale. A tal proposito è fondamentale sottolineare che Dislessia, Disortografia e Disgrafia possono essere diagnosticate solo al termine della II classe della Scuola primaria, mentre per la Discalculia è necessario attendere sino alla conclusione della III classe.
La valutazione specialistica deve essere integrata e multidisciplinare, ovvero deve prevedere la partecipazione sinergica di molteplici figure professionali, quali necessariamente lo Psicologo, il Logopedista e l'Optometrista.
Lo Psicologo indaga il funzionamento cognitivo e gli aspetti legati all'area affettivo-emotiva, il Logopedista valuta lo stato degli apprendimenti scolastici e le competenze linguistico-comunicative, l'Optometrista sonda gli aspetti intrinseci alla visione e alla postura.
La convinzione è che un approccio multimodale consenta, in particolar modo nell'ambito dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento, la stesura di una diagnosi differenziale quanto più approfondita e aderente alle reali problematicità del bambino.
La diagnosi, che non è una mera certificazione, deve includere tutta una serie di informazioni fondamentali: i codici ICD-10 (International Classification of Diseases) e, possibilmente, anche i codici DSM5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), la definizione corretta del disturbo con relativo grado di gravità, il profilo di funzionamento delle aree cognitiva, linguistico-comunicativo, scolastica e affettivo-relazionale, le informazioni inerenti un eventuale percorso di trattamento, le indicazioni per la scuola e la famiglia e le misure compensative e/o dispensative previste.
Successivamente alla formulazione della diagnosi, la Scuola avrà l'onere di elaborare e stendere un Piano Didattico Personalizzato (PDP), pianificando e decretando, in pieno accordo con la famiglia, le misure più funzionali al benessere scolastico e altresì quotidiano del bambino.
Alla stesura della diagnosi può anche seguire, qualora sia necessario, la programmazione di un percorso di recupero/potenziamento/riabilitazione delle abilità emerse fragili o, in una discreta percentuale di casi, deficitarie. È indispensabile sottolineare che, nell'ottica dell'unicità del singolo bambino, ogni piano d'intervento è personalizzato e modellato ad hoc sulle specifiche esigenze e peculiarità di ciascun soggetto.
Il trattamento, preziosissimo contributo nella vita del bambino con DSA, consente di arginare il disturbo, recuperando e/o potenziando le abilità compromesse, di favorire il più funzionale inserimento scolastico, sociale e lavorativo e di promuovere e incoraggiare il più completo sviluppo delle facoltà del bambino.
Offriamo un'ultima nota conclusiva, una verità che desideriamo diffondere a gran voce: il DSA non è una malattia, non è una lesione, né tanto meno una patologia. È, al contrario, una condizione e manifestazione di differenza neurobiologica accompagnata da un funzionamento intellettivo nella norma.
Articolo scritto con la collaborazione della Dott.ssa Federica Perghem, Logopedista a Trento.