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Articolo di psicologia: «Anoressia, Bulimia e Disturbi Alimentari»

Disturbi alimentari: conoscerli per affrontarli

Articolo pubblicato il 7 Maggio 2015.
L'articolo "Disturbi alimentari: conoscerli per affrontarli" tratta di: Disturbi Alimentari, Anoressia e Bulimia.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Annalisa Poiana Mosolo.

I genitori, gli insegnanti, gli amici - e tutti coloro che vengono direttamente in contatto con un Disturbo Alimentare - possono trovarsi in difficoltà a comprendere la complessità di un problema dalle molteplici sfaccettature; a trovare un modo per aiutare la persona a cui vogliono bene o anche semplicemente a starle accanto, giorno per giorno, offrendole il proprio supporto.

Riconoscere l'esordio di problematiche come Anoressia e Bulimia è complicato. Dai racconti dei familiari emerge che i segnali con cui si manifestano queste forme di disagio sono solitamente scambiati per comportamenti "normali" e in genere apprezzati dalla nostra società.

Il Disturbo Alimentare spesso si nasconde e si confonde tra le numerose pratiche dietetiche diffuse sul mercato.
Tant'è che il desiderio di perdere peso può essere ingenuamente sostenuto e inizialmente incentivato dagli stessi familiari, in particolar modo se la ragazza ha effettivamente qualche chilo da perdere.

Un iniziale dimagrimento garantisce approvazione e incoraggiamento da parte degli altri, soprattutto all'interno del proprio gruppo di amici. Generalmente non desta alcun sospetto, semmai garantisce ammirazione e sostegno da parte di chi circonda la ragazza.

Un'ulteriore difficoltà nel "vedere" l'inizio di un Disturbo Alimentare è posta dal fatto che la restrizione calorica è inizialmente accompagnata da maggiore energia, senso di fiducia, soddisfazione in se stesse e nelle proprie capacità, da parte di coloro che hanno iniziato a sperimentarla.

In questa fase iniziale, identificata in letteratura come "luna di miele" del disturbo, è pertanto abituale che la ragazza non riconosca di avere un problema, opponendosi con tutte le proprie forze a chiunque cerchi di farla mangiare di più o cerchi di osteggiare le pratiche di controllo del peso (come ad esempio il conteggio ossessivo delle calorie, l'attività fisica eccessiva o i digiuni ipercontrollati).

Poco a poco il Disturbo Alimentare diventa un interlocutore invisibile, ma molto potente, con cui le altre persone si trovano costrette a negoziare. Le preoccupazioni per l'alimentazione diventano il fulcro attorno cui ruotano le conversazioni. L'atmosfera si fa carica di tensione e nervosismo soprattutto al momento dei pasti e il comportamento a tavola diventa l'unico oggetto di interesse e osservazione.

La maggior parte dei genitori e delle persone vicine alla ragazza con un Disturbo Alimentare fanno fatica a non essere sopraffatte dalle emozioni forti e contrastanti suscitate dai suoi comportamenti, e ognuno reagisce come meglio può o ritiene giusto di fronte ai primi evidenti segnali di una problematica di questo tipo.

Il modo in cui le persone attorno alla ragazza con Disturbo Alimentare reagiscono al problema nel tentativo di sconfiggerlo può contribuire ad alimentarlo o, al contrario, facilitare il processo di cambiamento e di guarigione.

Se non è possibile attribuire l'origine di un problema di questo tipo al comportamento di altre persone, coloro che sono vicini alla ragazza rappresentano una risorsa indispensabile per aiutarla a riconquistare fiducia in se stessa e nella possibilità di liberarsi dalla trappola che si è costruita.

Il fatto di potersi affidare ai consigli di un professionista esperto consente al genitore, all'insegnante o a un amico di essere un punto di riferimento, di sostegno e di supporto in un momento di pericolo per il benessere e la salute della persona che manifesta un problema alimentare, impedendo al disturbo di monopolizzare e condizionare l'intera vita relazionale della ragazza.

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