Articolo pubblicato il 5 Maggio 2014.
L'articolo "I blocchi che ci limitano la vita " tratta di: Tipi di terapia.
Voglio condividere con voi questa storia, "L'elefante Incatenato" di Jorge Bucay, che amo molto perché spiega con semplicità il motivo per il quale spesso ci troviamo di fronte a dei "blocchi" o viviamo momenti di malessere.
«Quando ero piccolo adoravo il circo, ero attirato in particolar modo dall'elefante che, come scoprii più tardi, era l'animale preferito di tanti altri bambini. Durante lo spettacolo faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune... ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l'elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe. Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri. E, anche se la catena era grossa mi pareva ovvio che un animale del genere potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire. Che cosa lo teneva legato?
Chiesi in giro a tutte le persone che incontravo di risolvere il mistero dell'elefante; qualcuno mi disse che l'elefante non scappava perché era ammaestrato... allora posi la domanda ovvia: "Se è ammaestrato, perché lo incatenano?". Non ricordo di aver ricevuto nessuna risposta coerente.
Con il passare del tempo dimenticai il mistero dell'elefante e del paletto.
Per mia fortuna qualche anno fa ho scoperto che qualcuno era stato tanto saggio da trovare la risposta: l'elefante del circo non scappa perché è stato legato a un paletto simile fin da quando era molto, molto piccolo. Chiusi gli occhi e immaginai l'elefantino indifeso appena nato, legato ad un paletto che provava a spingere, tirare e sudava nel tentativo di liberarsi, ma nonostante gli sforzi non ci riusciva perché quel paletto era troppo saldo per lui, così dopo vari tentativi un giorno si rassegnò alla propria impotenza.
L'elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché crede di non poterlo fare: sulla sua pelle è impresso il ricordo dell'impotenza sperimentata e non è mai più ritornato a provare... non ha mai più messo alla prova di nuovo la sua forza... mai più! ...
A volte viviamo anche noi come l'elefante pensando che non possiamo fare un sacco di cose semplicemente perché una volta, un po' di tempo fa ci avevamo provato ed avevamo fallito, ed allora sulla pelle abbiamo inciso "Non posso, non posso e non potrò mai"».
Questa storia, molto interessante e profonda, mette in luce come, spesso, le esperienze e le scelte più o meno consapevoli effettuate nell'infanzia per una questione di sopravvivenza, ci condizionino anche oggi.
L'elefantino quando è piccolo non ha la forza per liberarsi dalle proprie catene, inoltre ha bisogno che qualcuno si occupi di lui perché non è in grado di farlo da solo. Questo succede spesso anche a noi.
Ci adattiamo rinunciando a parti importanti: emozioni, movimenti, pensieri... per stare all'interno di relazioni importanti e vitali come quelle con i nostri genitori o con gli altri significativi della nostra storia; così facendo mettiamo nell'ombra capacità che, in quel tempo e in quell'ambiente non potrebbero essere accolte e tollerate.
Le catene che in qualche modo ci sono servite in passato, per restare in un determinato ambiente, oggi ci possono bloccare limitando le nostre possibilità. Diamo per scontato di essere "così", di non poter cambiare, di non poter vivere pienamente, di non poter realizzare i nostri desideri e progetti. In questo modo rischiamo di vivere un presente ed un futuro già scritti nel passato.
Ma di scritto non c'è nulla: il passato è passato, il presente è un regalo e il futuro... è un mistero, tutto da scoprire!
La terapia è un percorso di luce che ci permette di illuminare e far emergere le parti alle quali abbiamo rinunciato e che oggi potrebbero servirci. Possiamo così guardarle, ri-conoscerle ed accoglierle senza giudizio, per sentirci finalmente una persona integra e completa.
La psicoterapia è un luogo di cura accogliente, protetto e non giudicante dove la persona, all'interno di un legame amorevole può fermarsi, vedere le proprie catene, riconoscere la funzione che hanno avuto nel proprio passato e, con delicatezza, trovare la chiave per acquisire una nuova autonomia.
La vita assume così un altro sapore e colore: il grigio lascia il posto a colori lucenti ed è possibile assaporare di nuovo il "gusto della vita".
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