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Articolo di psicologia: «Ansia: quando chiedere aiuto»

A proposito di ansia

Articolo pubblicato il 24 Gennaio 2014.
L'articolo "A proposito di ansia" tratta di: Disturbi d'Ansia, Fobie e Disturbo Ossessivo Compulsivo.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Giuseppina Cantarelli.

Spesso chi si rivolge allo psicologo/psicoterapeuta, lo fa a causa di un carico eccessivo d'ansia. Non si riesce più a dormire, o a fare l'amore, le prestazioni nell'ambito del lavoro o dello studio peggiorano, si mangia troppo o troppo poco, quand'anche il disagio non esiti in vere e proprie fobie sociali o in paralizzanti forme di tortura ansiosa da prestazione. E sintomi di questo genere non sono altro che alcuni tra i tanti possibili da menzionare. L'etimologia del termine ansia fa derivare il sostantivo dal tardo latino àngere, il cui significato è "stringere", "soffocare". Ed è proprio questa la sensazione e la condizione che le persone portatrici di patologie ansiose sperimentano.

Senso di oppressione e apprensione rappresentano spesso fedeli compagni di viaggio, in quotidianità sempre più difficili da gestire.
Una percezione di costrizione muscolare e respiratoria, unita ad inquietudine più o meno costante, che impedisce la serenità. In questo senso, si può affermare che l'ansia sia parente stretta della paura. Sicuramente lo è dal punto di vista neurofisiologico, in quanto entrambi gli stati d'animo, vanno a stimolare quella parte del sistema nervoso periferico detto "autonomo-simpatico", preposto ad attivarsi ogni qualvolta ci si trovi di fronte a situazioni di pericolo e nelle quali sia necessario o auspicabile, attaccare o fuggire.

La natura ha dotato ogni essere animale, compreso l'uomo, di questo sofisticato sistema d'allarme, per preservare la vita e perpetuare le specie. Quindi una certa dose d'ansia, non è soltanto normale e augurabile, ma svolge funzione decisamente propulsiva, rispetto ai compiti che la vita stimola ad affrontare. Immaginiamo una madre che non provi nemmeno un po' di preoccupazione rispetto alla crescita, salute o ai pericoli ai quali potrebbe essere esposto il proprio bambino, soprattutto durante i primi anni della sua crescita. Essa ne potrebbe mettere a repentaglio la sopravvivenza.

Una quota di attivazione psichica e nervosa è pertanto necessaria, laddove occorra mettersi in campo con la giusta dose di energia e combattività, unita al senso di protezione di sé o dei propri cari.
Un leggero aumento dell'arousal – e cioè eccitamento, attivazione del sistema nervoso – è assolutamente normale allorché si debba affrontare una prova difficile come un esame, una gara sportiva, un primo incontro amoroso.

Momenti di ansia e turbamento

Già più complesso, si rivela non di rado, il superare quei periodi cruciali di transizione tra i vari stadi evolutivi, come ad esempio quello che sta tra l'infanzia e l'adolescenza, tra l'adolescenza e l'età adulta, così come quelli legati alle trasformazioni dovute ad una gravidanza o all'ingresso nel periodo del climaterio (menopausa) ecc., tutte situazioni che possono causare fenomeni di temporanea destabilizzazione emotiva, legate anche a variazioni ormonali e fisiche.

Durante il corso dell'esistenza, ci si può trovare in veri e propri momenti d'emergenza, nei quali ansia e turbamento, sono inevitabili e rappresentano un corollario ineludibile di eventi critici come abbandoni, separazioni, licenziamenti, perdita di status, dissesti economici ed affettivi, tanto per citare alcuni frangenti in cui, non solo sarebbe umanamente impossibile rimanere calmi e compassati, ma addirittura davvero preoccupante ciò accadesse. Chi, navigando in acque burrascose, potrebbe sentirsi quieto ed imperturbabile?

Certo, il pericolo, il senso di smarrimento, il dolore legato ad una perdita devono essere affrontati e occorre fare appello a tutte le risorse positive a propria disposizione per non farsi sopraffare, ma il prezzo da pagare può essere molto alto. Non è un caso che spesso - di fronte all'impossibilità di arginare i danni di una situazione imprevedibile e scioccante o alla persistenza della forte tensione messa in atto per cercare la soluzione di un problema che appare irrisolvibile - si scivoli in forme depressive.

Tutti questi casi si riferiscono a congiunture fortunatamente spesso transitorie, in quanto il tempo, l'aiuto di amici e parenti, opportunità, condizioni nuove e favorevoli – così come l'ausilio temporaneo di un esperto (medico e /o psicoterapeuta) – possono favorire l'elaborazione e il parziale o totale superamento di un'esperienza attuale difficile o drammatica, riportando così l'organismo e la psiche a uno stato di omeostasi, ossia il più vicino possibile all'equilibrio precedente all'evento dannoso.

Alcune sedute di sostegno psicologico e l'apprendimento di una o più tecniche di rilassamento come il training autogeno o di particolari esercizi respiratori, possono rivelarsi provvidenziali al fine di disinnescare l'iperattività della mente e del corpo ed evitare in questo modo ulteriori fenomeni di disagio.

Quando l'ansia è patologica

Quando allora l'esperienza dell'ansia può definirsi realmente patologica?
Sicuramente in tutti quegli stati nei quali, pur non essendo in vista "temporali" né "uragani", qualcosa induce comunque a un costante senso di allarme, agitazione e di insicurezza, che impedisce - alla persona che né è afflitta - di contenerne gli effetti anche quando la logica ne dimostri l'insensatezza.

Ne sono esempio i casi di:

  • Persone portatrici di disturbi d'ansia generalizzata che, dominate da una costante preoccupazione, finiscono spesso per coinvolgere (anche pesantemente) la vita di persone care, come coniugi e figli, limitandone sovente libertà di movimento e d'espressione.
  • Sofferenti di disturbi ossessivo-compulsivi, costretti a sottomettersi a incessanti rituali di controllo per non essere vinti dal turbamento, come in chi è dominato dalla necessità di controllare più e più volte d'aver chiuso la porta di casa o il gas, o dall'impellenza di compiere gesti e rituali riguardanti la pulizia di se stessi o dell'ambiente in cui si vive.
  • Ipocondriaci, cioè coloro che si trovano a confrontarsi con una eccessiva paura delle malattie o i fobici, allertati emotivamente da situazioni banali come la vista di innocui insetti o animali, o in chi è terrorizzato all'idea di entrare in un ascensore o di viaggiare in aereo, fino alla paura paralizzante di stare in mezzo agli altri nella fobia sociale, che impedisce una normale vita di relazione o nella dismorfofobia, cioè la preoccupazione eccessiva per un presunto difetto estetico, che induce a percepire la propria immagine distorta.

Queste ed altre forme di sintomatologia possono rappresentare un serio campanello d'allarme, e indicare la necessità di un'indagine approfondita dei motivi che hanno condotto a vivere una quotidianità vincolata a modalità coercitive, che riducono l'autonomia e l'indipendenza, comportandosi come e vere e proprie catene psichiche.
Non di rado, queste condizioni di disagio hanno origine nel passato (più o meno lontano), e trovano perciò nell'approccio psicoterapeutico strumento elettivo di intervento e di cura.

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