La Psicologia dell'invecchiamento è una branca della Psicologia che si occupa della trasformazione a cui l'uomo va naturalmente incontro con l'avanzare dell'età: una trasformazione complessa, spesso rapida.
Ogni persona invecchia in modo diverso a seconda di come è stata la sua vita; com'è la sua predisposizione genetica, fisica e psicologica; delle condizioni di vita presenti e precedenti; del contesto familiare, relazionale.
Per questo la Psicologia dell'invecchiamento studia il fenomeno dal punto di fisiologico, neurologico, psicologico, emotivo e affettivo, sociale e relazionale. Si avvale dei contributi di altre discipline, come la Biomedicina, la Neurologia, la Psicologia sociale.
Invecchiare bene. Alcuni studi statistici informano che oltre il 70% degli anziani invecchia "bene", conservando una certa vivacità, una discreta memoria e una vita sociale attiva e soddisfacente.
Ci sono poi esempi illustri di persone che, anche in età avanzata, sono state intellettualmente e professionalmente brillanti, si pensi a a Rita Levi Montalcini (Neurologa) o a Margherita Hack (Astrofisica).
Tuttavia l'invecchiamento spesso porta con sé una serie di modificazioni che possono causare limitazioni e sofferenza, con conseguenze negative sul piano fisico e psicologico. In generale le problematiche più rilevanti riguardano:
modificazioni biologiche e fisiche: si possono avvertire debolezza, mancanza di coordinazione e difficoltà motorie, possono fare la comparsa problemi di pressione, articolazioni, ossatura, calo della vista e dell'udito, malattie...
La persona può soffrire perché non si sente più quella di prima e trova difficili cose che prima affrontava in modo automatico;
modificazioni a livello neurologico: può venire meno la memoria breve e la capacità di fare ragionamenti complessi, coordinare le informazioni e apprenderne di nuove (deterioramento cognitivo). L'anziano potrebbe provare sensi di colpa, vergogna e paura;
modificazioni relazionali ed emotive: le relazioni sociali e affettive possono farsi più limitate a causa dei cessati rapporti di lavoro, della morte di parenti e/o amici, della "lontananza" dei figli. Questa solitudine materiale può causare grande dolore interiore, senso di solitudine e isolamento;
modificazioni psico-sociali: col tempo, e soprattutto con l'arrivo della pensione, può venir meno il senso di produttività ed efficienza che sembra dominare la nostra società. Alcune persone possono mettere in discussione il proprio ruolo sociale, pensare di non essere più utili.
Il tempo libero, prima tanto desiderato, potrebbe riempirsi di sentimenti negativi in assenza di stimoli intellettuali, affettivi, interessi e relazioni sociali. Anche per questo è molto importante stimolare le persone anziane e valorizzarle all'interno della società, senza dimenticare che sono un risorsa ricca di storia ed esperienza.
La Psicologia interviene a diversi livelli fornendo assistenza psicologica riferita alla prevenzione delle demenze o altri disturbi e pianificando di interventi e animazione intellettuale e sociale, a livello pubblico e privato.
La pianificazione di interventi è utile al re-inserimento sociale degli anziani, in modo che possano sentirsi "vivi e attivi". L'animazione ha lo scopo di ridurre o allontanare i sentimenti negativi delle singole persone, per ritrovare nel gruppo la voglia di fare, stimolare la creatività e tenere il corpo e la mente "in allenamento".
In sintesi si può dire che ognuna di queste attività - individuale o di gruppo - mantiene stimolante l'ambiente in cui vive l'anziano: stimola le sue capacità, lo aiuta a non focalizzarsi su emozioni dolorose o su quello che ha perso. In questo modo riuscirà ad affrontare nel migliore dei modi le trasformazioni psicofisiche, emotive e sociali in atto, e imparare a godere della vita e delle opportunità positive che ancora riserva.