Il dolore cronico è quella sofferenza che si prova per lungo tempo - più di quello previsto per una degenza dovuta a malattia - in modo costante e continuativo: la sua durata, infatti, supera i 3 o 4 mesi. Per via delle sue caratteristiche, può essere considerato vera e propria patologia.
La sindrome del dolore cronico è invalidante e compromette la qualità della vita di una persona, dal momento che ne condiziona le normali attività quotidiane. Oltre alle conseguenze fisiche, infatti, chi ne soffre deve affrontare anche quelle sul piano lavorativo, sociale, emozionale e psicologico.
I sintomi più comuni di dolore cronico sono artrite, ricorrenti mal di testa, lombalgia cronica, fibromialgia, neuropatia.
Il dolore cronico può essere associato a patologie gravi come quelle oncologiche o meno gravi, come quelle artitritiche o muscolo-scheletriche, le emicranie, ecc.
Non di rado una persona può esserne colpita senza alcun motivo apparente.
Dolore cronico neuropatico è il termine che tecnicamente viene utilizzato per indicare la sofferenza che colpisce il sistema nervoso; a questa forma si contrappone poi il dolore cronico "nocicettivo", che riguarda, invece, i danni ai tessuti. La differenza tra le due forme determina anche il tipo di farmaci che possono essere prescritti.
Per affrontare il dolore cronico si ricorre a vari tipi di terapia, come quella farmacologica, la chirurgia, la fisioterapia, la neurostimolazione ed il sostegno psicologico. Il trattamento di questa patologia, infatti, risulta più efficace quando è "multidisciplinare".
I farmaci che vengono prescritti più di frequente sono gli analgesici.
In generale, quando il dolore è moderato o comunque non troppo intenso, al paziente vengono prescritti i FANS - gli antinfiammatori non steroidei – oppure paracetamolo; in caso di dolore intenso, invece, si può ricorrere all'assunzione di oppiacei.
Negli ultimi anni, poi, si sta sostenendo sempre di più l'importanza di insegnare al paziente a convivere con il dolore e migliorare comunque la qualità della sua vita, trasmettendogli, quindi, tutte le strategie necessarie per poterlo gestire.
Come anticipato, il dolore cronico provoca varie conseguenze nella vita di una persona. Tra queste vi può essere il suo chiudersi in se stessa, allontanandosi dal mondo esterno.
Dolore cronico e depressione spesso vanno di pari passo: la persona sofferente può sentirsi più vulnerabile, vivere forti sensazioni negative e convincersi che la sua vita non potrà che peggiorare.
Molti pazienti affetti da dolore cronico, inoltre, soffrono di disturbi d'ansia e, in generale, risultano più timorosi di altri. La loro paura del dolore col tempo finisce con l'alimentare il dolore stesso.
In questi casi il sostegno psicologico offerto da un professionista risulta molto efficace: guidare il paziente, aiutarlo ad affrontare le sue paure e a conquistare un maggior controllo sul dolore può far sì che la negatività legata alla sua situazione diminuisca e che riesca ad ottenere notevoli miglioramenti nella qualità della sua vita.